Piazza della Loggia

Un altro processo contro Maggi

Non si può che essere d’accordo con il Capo dello Stato quando, a 41 anni dalla strage di Piazza della Loggia a Brescia, scrive ai famigliari delle vittime, di ritenere sconfortante non aver ancora individuato e puniti i responsabili di tale barbarie. La strage del 28 maggio 1974 provocò otto vittime, lasciò ferite, più o meno gravemente, un centinaio di persone, sconvolse il tessuto sociale del nostro Paese e, soprattutto, la cosa più inquietante, non ha saputo produrre una qualche verità sui responsabili. In tribunale a Milano si è appena aperto il processo d'appello bis a carico dell’ordinovista Carlo Maria Maggi e a Maurizio Tramonte, un uomo considerato vicino ai servizi; mentre Delfo Zorzi è stato assolto. La tesi che conosciamo degli inquirenti è quella riepilogata dal Capo dello Stato “un'azione eversiva, il cui scopo era quello di destabilizzare l'ordine democratico e costituzionale”. Il velo opaco delle omissioni, delle reticenze, delle complicità, hanno fatto il resto. In tutti questi anni, le carte processuali e le inchieste parlamentari hanno messo in luce la matrice neo-fascista e le difficoltà frapposte alla ricerca della verità anche da settori degli apparati dello Stato. Il problema è che siamo tornati ad un processo a Maggi, classe 1934. Nell’attesa che i periti si convincano se costui sia ancora fisicamente in grado di rispondere alle accuse o meno, abbiamo il tempo di chiederci se si tratti di una cosa seria. Maggi è stato assolto, condannato, di nuovo assolto, e l’assoluzione revocata. Quale credibilità assume un nuovo processo, su che dati nuovi la procura può contare, su quale collaborazione del quasi centenario Maggi? Non abbiamo davvero nessun elemento per sostenere una tesi diversa da quella dello stragismo nero, di Stato, o quello che volete. Solo che la scarsezza di risultati prodotti sul fronte delle verità, appare, per l’ appunto, sconfortante. Tanto che ci viene da chiederci se lo Stato non abbia preso un gigantesco abbaglio, senza rendersi esattamente conto a che cosa si è andati incontro davvero in quegli anni. E così come ha sbagliato la magistratura, costretta a ripetere inutilmente il medesimo processo ad un pluri imputato - Maggi rientra anche nell’inchiesta della strage di Piazza Fontana - c’è da chiedersi se non si sia sbagliato anche nelle indagini, nei sospetti, nelle tesi accusatorie. Ha qualcosa dell’incredibile apprendere che questo Stato, così scarso in tutto, si sia dimostrato formidabile nel nascondere un piano omicida per tutto questo tempo e tanto abilmente.

Roma, 28 maggio 2015